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Se la vita reale fosse un romanzo o un film, quella di questa ragazza, Nunziatina, diciottenne nel 1944, si potrebbe intitolare "La donna che visse due volte". Ma la vicenda di Nunziatina è stata straordinariamente reale, con la sua bella dose di violenza brutale e di assurda ferocia subita dagli aguzzini, ma anche di rocambolesca e quasi miracolosa sopravvivenza sotto la catasta dei compagni fucilati, mentre venivano finiti con il colpo di grazia. Ed è una storia tutta inscritta dentro il corso dell'antifascismo e della Resistenza faentina nel periodo, breve ma che non finiva mai, che va dal 23 settembre del 1943 (nascita della Repubblica di Salò) al 17 dicembre 1944 (giorno della liberazione di Faenza). Quattordici mesi in cui un regime ormai morente incrudisce i propri comportamenti e sfoga, non solo sui combattenti antifascisti ma anche su civili inermi, tutta la frustrazione e la cattiveria delle cosiddette Brigate Nere e dei loro protettori nazisti. Li guida, a Faenza Raffaele Raffaeli, insieme con un pugno di anime nere, ceffi della peggior specie, inaugura un regime del terrore il cui centro logistico è Villa San Prospero lì si svolgono processi sommari e torture.